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SCESPIR n.2

"mangiare con gli occhi"
l'esperienza del bambino spettatore.

Che cosa prova il bambino quando si cala nel ruolo di spettatore di teatro? Quale "risonanza" produce in lui n una forma artistica che fa appello alla sua sensorialità e alla sua emozione, non meno che alla sua intelligenza?E quale può essere il ruolo dell'insegnante, in quanto mediatore prezioso di quest'esperienza?
A questi interrogativi cerca di rispondere il progetto di ricerca "Il tempo dello spettatore" promosso dall'Ente Teatrale Italiano con la partecipazione di sedici Teatri Stabili per Ragazzi, coordinato dalla sottoscritta. Nello svolgimento del progetto - tutt'ora in corso- si sono raccolti dati quantificabili, rapportabili gli uni agli altri in percentuali; ma si è cercato anche di registrare le sfumature di questo fenomeno complesso attraverso interviste orali, disegni, testi liberi e registrazioni video. Abbiamo naturalmente coinvolto anche molti insegnanti. Qual è il loro atteggiamento in proposito? In genere sono molto disponibili ad accompagnare i loro alunni a teatro, ma spesso la scuola non offre gli strumenti adeguati per stabilire una relazione efficace tra una forma d'arte (in questo caso il teatro) e una pedagogia capace di accogliere in sé la dimensione altamente formatrice dell'estetica.
E' forte la tentazione di "scolarizzare" il teatro, cioè di piegarlo a un'utilizzazione in chiave didattica, affidandosi soprattutto a processi logico-cognitivi. E invece siamo di fronte a un'esperienza in cui l'aspetto percettivo/emotivo interagisce con quello intellettuale, che va affrontata soprattutto attraverso i processi combinatori del pensiero divergente. E' proprio dell'arte, infatti, opporsi agli stereotipi rappresentativi prodotti dall'universo dei media per proporre linguaggi caratterizzati da un'ambiguità fantastica che stimola la creativita. Non si tratta di spiegare, ma piuttosto di interpretare, attraverso l'intuizione della metafora e del simbolo. E i bambini - che praticano spesso un approccio metaforico al reale - sono particolarmente disponibili a fruire di questo tipo di linguaggio. In genere seguono lo spettacolo teatrale con una partecipazione appassionata, una forte percezione del contesto comunitario in cui si svolge e dinamiche percettive, emotive e intellettive di sorprendente intensità.
Se è vero,come è vero, che non vi è teatro se non condiviso, il pubblico infantile- forse più e meglio di quello adulto -è davvero in grado di condividere l'esperienza teatrale nella sua complessità.

Mafra Gagliardi

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