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LA MIA RASSEGNA - SCESPIR GIUGNO 2002

Venerdì 19 aprile, scendo a suon di campane dalla macchina appena parcheggiata: a Serra San Quirico sono le 9 in punto!
Nonostante fossero solo una trentina i km che mi separavano da casa e fossi stata altre volte in quel di Serra, mi sentivo incredibilmente “spaesata”, come all’inizio di un viaggio comprato…a scatola chiusa! Unico bagaglio una valigia piena di inconsapevolezze e curiosità, di “ignoranza” e voglia di sapere, di smarrimento e tanto amore per il teatro.
Cos’era la XX Rassegna di Teatro Scuola? E perché mai mi era venuta questa idea di farne l’argomento della mia tesi di laurea in Storia del Teatro e dello Spettacolo??
Queste le domande (le prime di una lunghissima serie!!) che mi hanno accompagnato all’ingresso del teatro: bene, il convegno era là. Ma di quali SEGNI&DISEGNI si sarebbe parlato? E chi erano quei Maestri convenuti per “dialogare di Cento rassegne”?(Nessuno me ne voglia, ho già dichiarato la presenza della mia ignoranza in valigia!) E quelli col gilet “staff”, chi erano??
L’unica certezza...lui: il sig. Sbarbati! Avevo già parlato col direttore, e poi la sera prima l’avevo anche visto su Tv CentroMarche!

Non so esattamente cosa sia accaduto in quelle tre settimane in cui ho continuato ad andare a Serra quasi tutti i giorni, so però che la mattina del 12 maggio mi sono sentita molto “spaesata” a casa mia: sentivo la necessità di fare quella stessa strada fatta per tanti giorni, quella strada che sembrava non finire mai perché ogni volta che parcheggiando pensavo di essere arrivata, in realtà mi trovavo soltanto al punto di partenza per un nuovo sconosciuto viaggio.

Non so quale sarà il titolo della mia tesi (prima o poi dovrò pur prenderla questa laurea in Lettere con indirizzo Spettacolo!), non so neanche cosa ci scriverò.
Fosse per me potrebbe chiamarsi “L’ultimo viaggio”, “Come le troiane”, “Ho trovato un’isola in te”, “Sognate con noi di una notte di mezza estate” e così via fino a citarli tutti i 56 spettacoli presentati alla rassegna…fosse per me, dovrebbe raccontare di quanto mi sono divertita a giocare coi bambini più piccoli, a scherzare con quelli un po’ più grandicelli, di quanto mi sia sentita a mio agio nel fare i laboratori “imboscata” tra i ragazzi delle superiori o piuttosto impacciata all’arrivo di quelli che poi sarebbero diventati “i miei amici francesi”; dovrebbe parlare, la mia tesi, dello sguardo stregato da ombre viventi che giocavano a rincorrersi sui muri durante un’officina, degli occhi lucidi di tutti noi che dei disabili non abbiamo visto altro che la pura e semplice abilità…

Certo dovrei anche scrivere degli insegnanti che hanno ben poco da insegnare perché troppo presi ad imporre ai ragazzi percorsi obbligati (e se facessero conoscere loro tutte le strade percorribili affinché siano essi stessi a poter scegliere quella che a ciascuno è più congeniale?); dovrei parlare dei ragazzini non abituati a giocare INSIEME, di quelli che di “ascoltare” non ne vogliono proprio sapere. Non si potrebbe tacere sui momenti di non-dialogo, su quelli più o meno piccoli di mancata organizzazione.
Ma forse tutto questo ai profs de La Sapienza non interesserebbe: la bibliografia che si aspettano di trovare in fondo a ogni lavoro è fatta di titoli, di libri letti, di un qualsivoglia materiale scritto da “qualcuno che conta”.
Questo significa che dovrò fare a meno di scriverlo tra gli autorevoli titoli, ma la mia tesi sarà frutto delle piacevolissime quanto arricchenti chiacchiere con gli operatori, delle storiche pagine del Siparietto, delle ammirevoli capacità di ogni tecnico o collaboratore; sarà frutto delle vibrazioni che gli studenti senza mediazioni, senza sovrastrutture, sono riusciti a farmi arrivare direttamente dalla scena.

Pensavo di aver scoperto un Nuovo Teatro nella mia esperienza serrana, in realtà ho scoperto persone che sono alla continua ricerca dei modi e dei mezzi migliori per far entrare il loro amore per il teatro nella scuola. La loro soddisfazione? Quella di poter ascoltare, tra le tante voci soddisfatte, quella di una bambina di V elementare che alla fine del proprio spettacolo alla Rassegna mi ha detto: “E’ stata l’esperienza più bella dei 5 anni di scuola!”.
Anche per me: è stata l’esperienza più bella che i miei 13 anni di scuola non avevano potuto regalarmi!

Federica Petruio


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