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26 Aprile - Siparietto XXI Rassegna Nazionale Teatro Scuola Serra San Quirico

Tutta un'altra storia

L’immagine iniziale si apre con una famiglia sulla sinistra del palcoscenico che sta dandosi da fare per preparare scatoloni per effettuare un trasloco; ma manca ancora un elemento, la più giovane, una ragazza come tante, che entrando con cuffie alle orecchie cantando a squarciagola irrompe sotto lo sguardo attento-severo-rimprovero dei suoi cari.
E’ andata male a scuola, ha rimediato un 4- - in una interrogazione di storia e con la leggerezza tipica di quell’età asserisce che non importa conoscere la storia, cioè il passato, perché, in quanto tale, è lontano da lei e dalla sua vita.
La nonna inizia, così, un racconto che si materializza sul lato destro della scena dove una calda luce gialla apre una finestra sul tempo del Fascismo in Italia, con uno sguardo preciso a Vigevano, mostrando la difficoltà di capire e conoscere ciò che veramente accadde in quel difficile periodo.
Storie di violenze gratuite ad ebrei, nascita di un nuovo modello di vita dettato dal regime Fascista che come macchia d’olio ricopriva e “rinominava” ogni elemento e struttura di ogni parte d’Italia; la paura di essere arrestati e di ribellarsi e la terribile sofferenza di perdere famigliari ed amici in terribili carneficine.
Una inesauribile spinta vitale portava i personaggi a cercare notizie (con radio Londra) e ad associarsi in gruppi partigiani (gruppo Leone) decisi a lottare fino alla morte per la libertà.
A questo alternarsi di ricordi, immagini di violenza e cattiveria, si uniscono i ricordi e le emozioni del nonno e delle figlie, che grazie alla continua alternanza di parole e azioni, creano un intreccio nel complesso equilibrato ma appesantito da un apparato testuale che tende a volte a rallentare l’azione e il ritmo della narrazione, purtroppo penalizzato da piccoli disguidi tecnici.
All’interno della approfondita ricerca storica meritano nota sia la scelta di ricorrere alla “carta” del dialetto (forse giocata poco e frettolosamente) che riportava ad una ricostruzione più verosimile degli eventi narrati facendoci assaporare un’atmosfera densa di emozioni, arricchita anche da una buona ricerca musicale, sottolineata da piacevoli interpretazioni dal vivo.

Paxo Amico Immaginario

La scuola media statale “don Milani- Colombo” di Genova conserva da 25 anni una struttura sperimentale che prevede uno spazio dedicato ad attività laboratoriali nel campo teatrale.
Questa mattina la scuola ci ha proposto lo spettacolo “Paxo e il mio amico immaginario”. La storia è ambientata nell’anno 2087 a Genitopoli, immaginaria città del futuro completamente governata da un megacomputer.
Anthony Branbilla, il giovane protagonista della storia, frequenta la dura “ scuola Austro-Ungarica” che accoglie un milione di allievi costretti a subire il regime militaresco della preside che ha l’aspetto di un generale cattivissimo. Un giorno, mentre il povero Anthony viene rinchiuso dal professore di matematica nella macchina dell’intelligenza, il cervellone-computer che controlla l’intera città subisce un’improvviso black-out. Si ferma tutto tranne la macchina dell’intelligenza che dopo ben quattro ore trasformerà Anthony in un ragazzo “prodigio”. Il giovane protagonista si trova improvvisamente in possesso di una fantasia incredibile con cui può realizzare qualsiasi desiderio anche quello di far apparire un amico: Paxo.
Paxo è il simbolo della fantasia e della libertà è colui che farà conoscere ad Anthony il brivido del volo e la bellezza della natura lontani dal grigio di Genitopoli. La giovinezza è il momento della scoperta e del gioco: è un attimo trasformarsi in samurai o in uova colorate e lo spettacolo fluisce ammorbidito da una luce e da una scenografia funzionanti ai fini della storia.
I due giovani si librano nell’aria leggeri e si divertono a subire le più bizzarre trasformazioni fino al momento in cui Anthony comincia ad avere nostalgia della casa e dei genitori e si ende conto che è ora di rimettere in funzione il cervellone- computer (Gedeone) bloccato. Gedeone è stanco ma con l’aiuto di Paxo e di una singolare “psicologa delle macchine”, riprende a funzionare e la città torna a vivere. La preside della scuola è decisa a conferire ad Anthony, salvatore della città, il massimo dell’onorificenza ma il giovane rifiuta il premio e si rende conto che non vuole assolutamente rinunciare alla sua fantasia cercherà infatti il suo amico Paxo per fuggire con lui sull’Hymalaya.
L’operatore Sebasiano Agli eco ha apprezzato il buon uso della voce, le invenzioni scenografiche e il testo che ha aiutato i ragazzi a costruire benelo spettacolo.
Ed una nota personale da un’altra operatrice, Valentina Impiglia, che manda “un grazie particolare a tutti i ragazzi e professori per il grande impegno e disponibilità dimostrata nel corso dei laboratori. A presto.”

IL TEMPO DI MOMO

Questo pomeriggio abbiamo assistito alla rappresentazione “Il tempo di Momo”, portata in scena dall’Istituto Comprensivo Scuole dell’Infanzia e scuole Elementari di Serra San Quirico.
La storia ci parla del colore che va al di là del grigiore del nostro pianeta. Il popolo di Momo vive all’interno di un anfiteatro che è simbolicamente un ponte tra il passato e il presente.
Tutti utilizzano il tempo in modo salutare, giocando e sognando nel più grande rispetto reciproco. Un giorno questa realtà viene sconvolta dall’invasione degli uomini grigi, che porteranno alla distruzione dell’incanto e alla costruzione di grattacieli, simbolo di una umanità iperveloce e disumana.
Mastro Ora , custode del tempo, rivelerà a Momo che i sigari, indispensabili per il nutrimento degli uomini grigi, non sono altro che ore-fiori seccati e immagazzinati per essere consumati; ogni petalo infatti rappresenta un’ora sottratta al tempo reale dell’umanità.
Ora permetterà a Momo di riprendere in mano la gestione delle ore-fiori, riconsegnando così il Tempo alla sua giusta e naturale dimensione.
Giunta al secondo anno di laboratorio curriculare, l’Ist. Compr. di Serra ha saputo costruire per il palcoscenico serrano una rilettura attuale del classico di Michael Ende, utilizzando la multimedialità e la comunicazione musicale come parte integrante della narrazione drammaturgica, coinvolgendo nella “imponente” organizzazione del lavoro insegnanti e alunni delle scuole, con un ritorno di partecipazione e di presenze in sala sempre caloroso e costante nel passare delle edizioni.
Ci viene da pensare, respirando il clima in sala: come questo evento nazionale è vissuto dalle scuole locali ? Siamo usciti con alcune domande alle quali non abbiamo ancora risposto e chissà…potrebbe essere spunto di riflessione.

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Durante lo spettacolo del primo meriggio, davanti alla palestra teatro è stato allestito un banchetto per una raccolta firme finalizzata all’introduzione di una nuova disciplina nelle scuole secondarie: lo studio dei Diritti umani.
Da una proposta lanciata dal comune di Como, in associazione con l’Istituto Buddista Italiano,a Cisl con l’appoggio di alcuni atenei italiani, da alcuni mesi si sta lavorando in tutta Italia per sensibilizzare genitori e non, circa l’importanza di educare ai valori del rispetto e dell’uguaglianza dei popoli verso la cooperazione e lo sviluppo di una giustizia sociale.
Entro il prossimo 11 luglio, perché la Proposta di Legge possa essere discussa in Parlamento, dovranno essere raccolte almeno 50.000 firme: chiunque volesse mettere la propria firma, può recarsi nelle sede del comune di residenza.

CUORE DI OPERATORE…

Ormai è un fatto.
La R.N.T.S. non è più soltanto una serra privilegiata nella quale in primavera inoltrata sbocciano amori extra-curriculari (benedetti dal ronzio delle benevole api- professori), né soltanto un’officina a cielo aperto nella quale risate e sudore si saldano importanti esperienze di crescita, né tantomeno il salotto buono del teatro educativo italiano, con l’argenteria in vista…
Ieri sera, tra le ultime file della platea, si è sfiorata la commozione vera&virile, lontano da luci e finzioni: dopo sei lunghi anni di distacco forzato, l’operatore teatrale Francesco Antonini si è
ricongiunto con il suo pluri compagno di lavoro-calcetto-birbonate, Robertino Morganti.
Dopo un estenuante viaggio (purtroppo non siamo riusciti a riservargli nessun posto sul
Boeing da Buenos Aires), i due si sono riabbracciati a lungo, ricordando le vecchie glorie giovanili, come quella colazione a casa del Morganti, con la nonna convinta di trovare nel letto suo nipote e non un Antonini dagli occhi ad asola, reduce da una “coinvolgente” festa…NON SMETTERE MAI DI FARCI EMOZIONARE, cara Rassegna!

Apre l'Officina

“Seppur gridassi, chi mi udirebbe nella gerarchia degli angeli ? E se qualcuno mi stringesse forte al cuore, soccomberei per la troppa presenza.”
Rilke

Anche quest’anno le scuole che partecipano alla Rassegna saranno coinvolte, oltre agli spettacoli dei quali saranno protagoniste, in attività parallele quali il Laboratorio e l’Officina, entrambe condotte da qualificati operatori che porteranno in “cammino” i ragazzi su percorsi di quattro o cinque ore di intense sperimentazioni teatrali e di comunicazione.
Quest’oggi la prima Officina ha aperto le sue porte all’IPSIA “Marelli-Mainardi” e CF “Greppi” di Milano con La musica racconta: capo-operaio d’eccezione Sebastiano Aglieco, che ha proposto ai ragazzi diversi temi in forma di cartoncini sui quali un colore era associato a delle musiche e quindi ad una poesia. Tra tanti, i ragazzi hanno scelto il tema degli angeli, e su quello hanno poi sviluppato una performance.
Dopo la cacciata dal paradiso, gli angeli ormai sporchi di umanità si spogliano dei loro abiti ma sono ancora irresistibilmente attratti dal fascino del divino, tanto da scimmiottare le movenze dandy di un Arcangelo leggero e pieno di sé. Ma stare in mezzo agli uomini finisce per appesantire gli angeli che, lontani dal mondo perfetto ed un po’ finto dell’Arcangelo, non riescono a far altro che deriderlo, per rifugiarsi poi in umani feticci che li spingono gli uni contro gli altri in un crescendo di tensioni e pulsioni. Essi non sono più soltanto spirito; sono inebriati dal peccato, dalla brutale carnalità dei mortali (con la quale cercano di tentare perfino un impassibile Arcangelo), ma non sanno ancora gestirla. Le loro emozioni, intense come mai prima, riescono soltanto a sfogarle come segno violento sul muro, spaventati e maliziosi come bambini, come uomini.
Un lavoro complesso ed estremamente comunicativo grazie anche all’azzeccata scelta musicale di Aglieco che ha selezionato brani di Paolo Conte ed Yves Montand, che sembravano calzare a pennello con le suggestioni emotiva suggeriteci dall’interpretazione sempre convincente dei ragazzi di Milano, diretti dall’operatore.