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9 maggio Siparietto XXI R.N.T.S. Serra San Quirico

IL BANCHETTO DEGLI DEI

Un gesso, una riga tracciate metodicamente sul palco come a delineare lo spazio.
Lo spazio del gioco teatrale.
E poi tutti dentro, e quando dico tutti intendo più di trenta attori, tutti per tutto il tempo dello spettacolo riempire e sommergere lo spazio, aprendolo e chiudendolo a piacere per far emergere per mostrarci i giochi e i capricci dei grandi e vecchi Dei della Grecia che fu.
In scena puliti e disciplinati attori-operai nelle loro eleganti salopette a raccontare a gridare le passioni e i tumulti degli Eroi popolano i miti e le leggende che segnano la nascita della nostra civiltà e formano il nostro inconscio.
Un coro più cori, una voce tante voci. Il piacere di dire il piacere di fare, giocare…
Questo e molto ancora abbiamo potuto vedere ne Il banchetto degli dei che i ragazzi del Liceo Classico Statale “Sylos” di Bitonto (BA) hanno rappresentato ieri sera.
Lavoro fortemente voluto e certamente riuscito, ma con soluzioni che, alla lunga, tendono a ripetersi.
Francesco Antonini

IL PAESE DEI BALOCCHI


Chi non ha sognato almeno una volta(da adulto o ancora bambino), di poter visitare un luogo nel quale non esistono lezioni noiose e l’unico problema ad affliggervi è quello di scegliere tra il gioco più colorato e divertente?
I bambini delle classi quarte della Scuola Elementare “Puccini” di Ghivizzano (LU) hanno sollevato il coperchio di una grande scatola, piena di giocattoli di ogni tipo, nella quale un certo burattino (marionetta, certo, ma già dentro molto simile ad un bambino vero) si muove agilmente a tempo con i suoi piccoli compagni approdati nel Paese dei Balocchi.
Sfilano, uno dopo l’altro, al ritmo di un motivetto da giostra, fieri soldatini che marciano meccanicamente come ad una parata senza violenza; un carillon si apre lasciando uscire graziose ballerine classiche in tutù, un cowboy e una indiana danzano insieme a scalpitanti cavallini, bambole di porcellana si muovono compostamente al suono di una musica dolce, gli scolaretti giocano con Pinocchio alla cavallina, colorate girandole si uniscono in un girotondo…che sarebbe bello unisse tutti i bambini del mondo che hanno lo stesso bisogno di sognare e giocare.
Con lo spettacolo del numeroso gruppo di Ghivizzano, è partito stamattina il Progetto Pinocchio, che vedrà andare in scena, tra oggi e domani, quattro allestimenti ispirati alla favola di Collodi, in modo da permettere alle scuole che hanno scelto tematiche simili di confrontarsi.
I Paese dei Balocchi come lo hanno immaginato alunni e insegnanti, dopo aver lavorato a scuola sulla storia del burattino che diventa bambino; come in una parata in un giorno di festa , i bambini (più di venti) sono invitati privilegiati di una festa colorata e curata in ogni particolare, dai costumi ai movimenti pensati per accompagnare ogni gruppo di giocattoli animati.
Presenti in sala, oltre che ad un nutrito pubblico di scuole e sostenitori, il Sindaco e l’Assessore alla Pubblica Istruzione del comune di Ghivizzano, che hanno aiutato il nostro Tarquini nella consegna degli attestati e lodato bambini e insegnanti per l’impegno con il quale stanno portando avanti il progetto teatrale a scuola.
Simonetta Sbarbati

C’ERA UNA VOLTA PINOCCHIO

La Scuola Media di Preganziol (TV) è andata in scena nel secondo spettacolo della mattinata, in questa sedicesima giornata di Rassegna, qui a Serra San Quirico.
Come si può ben intuire dal titolo dello spettacolo, i ragazzi hanno allestito un Pinocchio molto simile a quello del testo originale, confrontandosi però anche con le versioni cinematografiche del testo di Collodi.
La storia inizia quando il falegname Geppetto ha appena terminato di costruire Pinocchio: il burattino, però, si dimostra fin da subito irrequieto e dispettoso, tanto che si dà alla fuga. Riacciuffato da un carabiniere, Pinocchio incontra il Grillo Parlante che lo redarguisce e cerca di convincerlo a non comportarsi male.
Ma Pinocchio sembra non voler obbedire a niente e nessuno e ne combina una dopo l’altra: invece di andare a scuola vende il suo abbecedario e con i soldi guadagnati entra allo spettacolo di Mangiafuoco; si fa rubare le poche monete d’oro rimaste dal Gatto e dalla Volpe; delude la Fata Turchina, che già più di una volta è accorsa in suo aiuto; si fa convincere da un Lucignolo vestito da bulletto urbano e va nel Paese dei Balocchi, dove viene trasformato in asino.
Buttato in mare, verrà inghiottito da una balena, dove rincontrerà il povero Geppetto, ormai caduto in miseria.
E fin qui, la storia la conosciamo più o meno tutti. È il finale, infatti, ad essere la vera sorpresa dello spettacolo.
Pinocchio infatti esce dal testo, per guardarsi dal di fuori: si lamenta di tutte le peripezie che Collodi gli impone di fare e si rifiuta di diventare bambino in carne ed ossa. Vuole rimanere burattino, così come tutti i bambini – dice Pinocchio – vorrebbero rimanere burattini, per poter giocare senza preoccupazioni.
Il pubblico della Palestra-Teatro, numeroso in questa giornata in cui ben due spettacoli erano dedicati al burattino di Collodi, è sembrato apprezzare alcuni momenti dello spettacolo, sebbene in altri, dal rumoreggiare della platea, si intuiva una scarsa attenzione nei confronti dei piccoli attori di Preganziol.
Simone Sbarbati

POSTA

Gli organizzatissimi ragazzi dei Licei Classico e Scientifico “G.Carducci” di Piombino (LI) hanno consegnato questa mattina nelle mani della nostra capo-redattrice Simonetta Sbarbati un dischetto nero (del quale – sempre informaticamente carenti – ci siamo impossessati) nel quale c’era questa lettera.

Rete! Rete! Rete!
Se negli ultimi due giorni vi è capitato di sentire urlare qualcosa del genere (ed è difficile che non vi sia capitato, credeteci), oppure di sentire inni italiani cantati a squarciagola, o ancora di assistere a improbabili televendite per le vie di Serra San Quirico, allora ci avete incontrato.
Siamo gli ambasciatori del folklore goliardico toscano, i giullari della provincia di Livorno… insomma quei pazzi degli studenti-attori dei Licei Classico e Scientifico di Piombino.
Fedeli allo stile dello spettacolo che abbiamo messo in scena (un classico comico, la Mostellaria di Plauto, presentato l’8 maggio alle 10) siamo casinisti ma “con garbo”, ci comportiamo come se fossimo perpetuamente fuori di testa (d’altronde siamo qui anche per divertirci), ma recuperiamo la serietà (o almeno ci proviamo) quando si parla di teatro, applaudiamo in modo roboante agli spettacoli, ma sempre per sincera ammirazione e con la convinzione e la speranza di far piacere, come farebbe piacere a noi essere applauditi, seppure da un branco di folli scatenati.
Lui, il nostro spettacolo, ci accompagna ormai da tre anni, ed è arrivato alla sua decima replica o giù di lì. Siamo partiti dopo un anno di laboratorio sull’impostazione della voce, la ricerca della neutralità e la consapevolezza dello spazio scenico, dal teatro gestito dai nostri operatori (Maurizio, Gianluca e recentemente Erika) e concludiamo il nostro iter proprio qui davanti a voi.
Il nostro gruppo ha superato vicissitudini infinite: alcuni ci hanno abbandonato, anno dopo anno, per i lidi universitari, altri sono arrivati dalle classi dei più giovani. Corrotti per la vita, perché, si sa, il morbo del teatro, se attecchisce, son dolori… peggio della SARS, puoi attenuarlo, ma guarire non guarisci più. Alla fine del vecchio gruppo è rimasto uno “zoccolo duro” di una decina di persone, ma è meglio così, perché Mostellaria è uno spettacolo che non sta mai fermo, ma evolve continuamente, si arricchisce, si rifinisce, si modifica. Così come evolviamo (o almeno dovremmo sempre evolvere) tutti noi impegnati nel Teatro della Scuola.
Alla fine il risultato è positivo, perché a fare questo spettacolo ci divertiamo ancora, e non solo nel momento in cui siamo là sopra a raccontarvi le nostre storie, ma anche in tutti gli altri momenti di questa avventura. E come se ci divertiamo! Crediamo che si noti, e crediamo che questo sia importante: se siamo capaci di ridere per noi e di noi, forse allora possiamo riuscire a far emozionare per un momento anche voi. Perché alla fine il teatro è anche questo: emozioni in transito.
E allora: grazie a Serra San Quirico per questa possibilità, e speriamo di rivederci… Noi ci ricorderemo di voi. E voi, quando sentirete qualcuno, magari in tv durante una partita, urlare
RETE! RETE! RETE!
pensate un poco e ricordate quei pazzi di Piombino.

Il Liceo Classico e Scientifico “G. Carducci”
di Piombino (LI)

Un saluto ai ragazzi di Piombino dalla redazione de Il Siparietto e da tutto lo Staff!!!

POSTA

Detto: fatto! Abbiamo chiesto, ormai 15 giorni fa (che per i comuni mortali non sono una gran quantità di tempo, ma per chi vive la Rassegna corrispondono al doppio o giù di lì…) ai bambini della Scuola Elementare “Leopardi” di Monte San Vito di mandarci qualche riga (!) per raccontarci la loro esperienza a Serra. Il loro spettacolo Dal big bang all’uomo ha inaugurato la XXI R.N.T.S.: finora ci ha portato bene!!

Due giorni a Serra S.Quirico
Il 24 aprile, giovedì, io e la mia classe siamo andati a Serra S. Quirico a fare la rassegna teatrale. Quando sono salita sul pulmino ero agitata e mi faceva male la pancia. Appena arrivata sono subito corsa a mettermi la cuffia e il gilè. A vedermi c’era mamma, babbo no perché lavorava. Aiuto incomincia! Io avevo paura di sbagliare. Alessio Lopez all’inizio ha fatto l’introduzione. Io facevo la particella grossa che passava al centro del palco. Il pezzo che mi è piaciuto di più era la trasformazione dei pianeti, io facevo la terra (…)Finito siamo andati dietro le quinte e siamo riusciti subito. Il Sig. Sbarbati ci ha dato gli attestati e i colori. Mamma ha detto a babbo che ero stata brava e lui mi ha fatto le congratulazioni.
Giulia

Il 25 aprile siamo andati con i genitori a Serra. Alla mattina abbiamo fatto il laboratorio con loro.
(…) Prima ci siamo presentati andando al centro del cerchio, dicendo il nostro nome. Poi facendo dei gesti. Betta, La nostra “STAFF” ci ha fatto fare un gioco strano. Noi dovevamo tirare un messaggio al compagno vicino o avanti. La parola ZIP la doveva tirare al compagno di sinistra. La parola ZAP al compagno avanti. La parola BOING la dovevamo ritirare al compagno che ce l’aveva tirata. Abbiamo fatto pure la calamita; prima della cavalletta, della parete e del soffitto. Quando era ora di pranzo, abbiamo fatto il saluto degli OKEI SU GHIACCIO. Noi dovevamo dire il nostro nome e poi “io sono” tutti OKEI! I nostri genitori sono stati abbastanza bravi ma un po’ chiacchieroni.
Alle ore 12.oo siamo andati a pranzo. Alle ore 3.oo siamo ritornati a teatro a vedere un altro spettacolo. Io il 25 mi sono divertita un mondo, spero pure i genitori!?!
senza nome

Lo spettacolo “Dal Big Bang all’uomo”
Sono nei camerini e mi sto preparando per fare lo spettacolo “Dal Big Bang all’uomo”. Ecco, adesso è il momento di iniziare. Ma c’è fuori dal palco Silvano Sbarbati che deve fare la presentazione del nostro spettacolo. Io e i miei compagni, dietro le quinte, siamo emozionatissimi. Io penso, dentro di me, che Sbarbati deve finire la sua presentazione il prima possibile, perché noi da dietro le quinte non resistiamo per l’emozione! Ma per fortuna Alessio Lopez inizia il suo pezzo e così lo spettacolo è cominciato.
Adesso è il mio momento e quindi devo andare in scena, io faccio il mio movimento con poca emozione. Adesso io e il mio gruppo cominciamo tutti vicini dicendo: “iiiiii. (…) Non sono emozionata perché la parte più difficile è passata. Tutti noi rappresentiamo gli uomini primitivi attraverso

movimenti che abbiamo preparato. Ora andiamo a caccia, mangiamo e dormiamo.
(…).Questo spettacolo è stato divertentissimo, ma nello stesso tempo molto interessante perché ho scoperto nuove cose, per esempio l’esplosione del Big Bang. Lucia

Le mie emozioni qui a Serra
Mi trovo sul palco e con i miei compagni stiamo facendo delle piccole prove. Io sono più emozionato nelle prove che nello spettacolo. Si è chiuso il sipario, io mi chiedo se si incomincia.
Ma no! Lo ha chiuso solo per provare un po’ la seconda parte. Oh oh, adesso si comincia per davvero! Sono dietro le quinte e non sono tanto emozionato. Sento ancora la voce del direttore Sbarbati e penso: “Quando finisce questo!”. Non ero preoccupato, se sbagliavamo non importava, tanto il pubblico non lo sapeva, tranne i nostri genitori, naturalmente chi l’aveva già visto.
I momenti in cui mi sono impegnato di più erano quando interpretavo l’inizio della vita, la nascita dei pianeti e la caccia nella foresta. Quelli che mi sono piaciuti di più erano l’esplosione e la vita in
famiglia dell’uomo primitivo.
Alla sera a casa, i miei genitori hanno detto che per loro, lo spettacolo più bello era il nostro. A me, è piaciuto fare questo spettacolo perché ci ha permesso(?) la nostra prima rassegna nazionale.
Alessio

Il nostro spettacolo
Mi trovo dietro le quinte e sono molto emozionata. Il cuore mi batte a mille. Ecco Silvano Sbarbati sta salendo le scale. Ci sta presentando. Siamo invasi dai microfoni e non possiamo scambiare delle chiacchiere. Si apre il sipario una particella dice le cose più importanti dello spettacolo. Delle particelle si scontrano ed emettono diversi rumori(…). Arriva il momento di cantare “Terra Sole e Luna”, io ho detto dentro di me- Però siamo un po’ stonati!-
(…). E’ stato molto interessante e mi sono divertita molto.Venerdì mattina abbiamo fatto un laboratorio con dei genitori. I miei genitori non ci sono venuti, meglio così altrimenti mi vergognavo un po’.
Due animatrici ci hanno fatto fare dei giochi molto divertenti. Quello più bello è stato quello dell’ok.
Io mi sono divertita tantissimo.
Alessia